E anche quest'anno è arrivato il 25 aprile.
Malgrado ogni volta si siano spesi fiumi di parole per descriverla è una festa che non ho mai sentito veramente mia.
Alle elementari andavo dalle suore e l'inno nazionale o bella ciao le ho sentite cantare solo alle medie dai bambini che erano andati alla scuola statale. Sono quasi certo che la mia maestra, suor Maria, ci abbia parlato di vita partigiana o robe del genere ma di quei racconti non mi sono rimasti che pochi e vaghi ricordi. Da altri adulti a cui chiedevo le ragioni di tutte quelle bandiere esposte nella contrada principale del paese non ho mai ricevuto una risposta decente che soddisfacesse la mia bambinesca curiosità. Solo un mio caro zio mi ricordava ogni volta che "gli eroici" partigiani del paese si accanivano solamente contro gli uomini della wermacht in ritirata e sparivano quando passavano le ss; lui era un bambino fuggito con la famiglia dalla Francia occupata in quel periodo, non credo facesse il tifo per i tedeschi.
Leggendo, viaggiando, ascoltando, crescendo, mi sono fatto le mie opinioni sull'argomento: era guerra civile quella che si combatteva e oggi ci fermiamo per ringraziare coloro che si sono impegnati donando anche la vita per liberare la nazione dagli oppressori nazifascisti. Repubblica e democrazia sono conseguenze di quei giorni di resistenza.
Anglo americani col loro contributo fondamentale andrebbero ringraziati allo stesso modo, anche se c'è da dire che a modo loro hanno occupato li paese divenendo gli attuali oppressori.
Oggi con la scusa dell'epidemia con le decisioni prese per decreto, la limitazione delle libertà individuali, i controlli di polizia, fin anche il delatore di quartiere (su facebook), abbiamo avuto un assaggio di cosa significhi vivere un regime totalitario.
Pare che la cosa sia temporanea... Pare...
Ricordiamo la resistenza e facciamo in modo che non rimanga solo una bella parola.