Nè più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
4Del greco mar, da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
8L’inclito verso di Colui che l’acque
Cantò fatali, ed il diverso esiglio
Per cui bello di fama e di sventura
11Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
O materna mia terra; a noi prescrisse
14Il fato illacrimata sepoltura.
Ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
4Del greco mar, da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
8L’inclito verso di Colui che l’acque
Cantò fatali, ed il diverso esiglio
Per cui bello di fama e di sventura
11Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
O materna mia terra; a noi prescrisse
14Il fato illacrimata sepoltura.
Chi si rivede!
RispondiEliminaBuone vacanze.
Cristiana
grazie
EliminaL'esilio e la nostalgia oramai mi tengono a braccetto :D
RispondiEliminaBellissima... Salutami Itaca. Buone vacanze.